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Nella complessità è facile perdersi. Occorre conoscenza ed esperienza.

Lo stato dell’arte nel mondo della produzione

In tanti anni di attività raramente mi è capitato di trovare aziende che operassero con modelli di produzione "puri" presenti in letteratura.

Troppo spesso la gestione della produzione è stata inventata all’interno dell’impresa sulla base della propria realtà ma purtroppo con un grado di astrazione molto limitato. Ad ogni nuova necessità è stata sviluppata una nuova soluzione che si è sommata alle precedenti, troppo spesso andando a confliggere. Dopo anni di questo percorso ci si ritrova con enormi quantità di codice, sempre più difficile da implementare, che diventa impossibile da manutenere.  E’ del resto è noto che in assenza di un pensiero organizzato su solide basi teoriche nascono quei mostri che ingessano l’azienda.

In questi contesti ogni cambiamento viene vissuto come un attentato al credo sacerdotale e questo impedisce ogni miglioramento.

Altresì, capita di incontrare soluzioni con molto “maketing” e poca sostanza. Grandi paroloni, acronimi in Inglese, vaghi neologismi, intelligenza artificiale (che, tutt'ora, purtroppo, c’entra ben poco con la produzione) e sogni ad occhi aperti ovvero errori concettuali come ad esempio la “pianificazione MRP a capacità finita” o schedulatori discreti per fornire risposte di tipo ATP …

 

Io credo che, fortunatamente, quello che è nei libri funzioni! Si tratta “solo” di interpretare e applicare correttamente un pensiero universale organizzato per modelli.

 

Prima di uscire dai propri schemi e lanciarsi in avventure miracolistiche è assolutamente necessario capire il senso profondo dei concetti presenti in letteratura, è molto utile mettere a budget sessioni di formazione e, soprattutto, farsi guidare da chi ha esperienza di cambiamento.

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